Con il termine “inclusione”, ci si riferisce ad una strategia finalizzata alla partecipazione e al coinvolgimento di tutti gli studenti, con l’intento di valorizzare al meglio il potenziale di   apprendimento dell’intero gruppo classe. L’obiettivo è quello di mettere al centro della scuola il valore della diversità, come occasione di crescita. Il termine “inclusione” e ormai diventato una delle parole d’ordine della scuola italiana e fa riferimento alla necessità di inserire tutti a pieno titolo nel percorso scolastico, senza che le peculiarità di ciascuno siano considerate limitanti o deficitarie. La didattica inclusiva riguarda tutti gli studenti: dai cosiddetti “normali”, ai diversamente abili, dai plusdotati, agli alunni con specifiche difficoltà di apprendimento, da chi si porta sulle spalle problematiche familiari o sociali e agli alunni stranieri di prima e seconda generazione.

In questo modo si supera l’idea di una “normalità” della didattica basata sull’omogeneità di chi apprende, e si passa invece alla visione di classe come realtà caratterizzata da una ampia pluralità di bisogni, necessità, capacità e, soprattutto, potenzialità individuali. La conseguenza più importante di questa evoluzione nel dibattito pedagogico è il superamento dell’illusione che sia possibile una strategia didattica standardizzata. La didattica inclusiva deve essere intesa perciò come una trasformazione dell’ambiente educativo che coinvolge e favorisce l’intera comunità scolastica, non solamente l’alunno con disabilità.

L’ inclusione  scolastica degli alunni con disabilità costituisce un punto di forza della scuola italiana, che vuole essere una comunità accogliente nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale. La piena inclusione degli alunni con disabilità è un obiettivo che la scuola dell’autonomia persegue attraverso una intensa e articolata progettualità, valorizzando le professionalità interne e le risorse offerte dal territorio.

A tal fine sono state  messe  in atto varie misure di accompagnamento per favorire l’integrazione: docenti di sostegno, finanziamento di progetti e attività per l’integrazione, iniziative di formazione del personale docente di sostegno e curriculare nonché del personale amministrativo, tecnico e ausiliare.    

L’attuale assetto di strumenti e pratiche che garantiscono l’inclusione di tutti gli alunni nelle scuole italiane è il frutto di una stratificazione normativa lunga decenni. Un percorso complesso, fatto di piccoli e grandi passi.

Nel parlare di inclusione scolastica è doveroso citare uno dei documenti pedagogici e normativi più importanti a livello didattico, ovvero le Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, del 2009. È con questo documento, infatti, che si gettano le basi per l’utilizzo dell ’ICF (International Classification of Functioning) come modello di riferimento per la classificazione della disabilità. Con l’adozione dell’ICF, elaborato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2010, si mira a descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti (sociale, familiare, lavorativo), al fine di cogliere tutte quelle difficoltà che nel contesto di riferimento possono causare difficoltà.

Quindi  l’ICF descrive le situazioni di vita quotidiana in relazione al loro contesto ambientale, evidenziando l’unicità di ogni persona, piuttosto che mettere in risalto la sua salute o la sua disabilità.

Nelle Linee Guide del 2009 si stabiliscono così due concetti fondamentali:

  1. l’accettazione delle diversità presentate dagli alunni disabili come fonte di arricchimento;
  2. l’importanza di prestare attenzione ai bisogni di ciascuno, non solamente quindi alle esigenze degli alunni affetti da particolari disturbi.

Il successivo passaggio normativo è rappresentato dalle “Nuove norme in materia di disturbi specifici dell’apprendimeno (DSA) in ambito scolastico” contenute nella Legge 170/2010. È con questa legge che si concretizza l’approccio innovativo dell’inclusione scolastica e si definiscono tutti gli strumenti e le metodologie per consentire il pieno sviluppo del processo formativo a partire dalla singolarità e complessità di ogni persona. Al centro di questa strategia, vengono così inserite la personalizzazione e l’individualizzazione dell’offerta didattica.

Nel 2012, la necessità di dare sempre più centralità agli studenti ha portato il Miur a redigere una specifica Direttiva Ministeriale intitolata “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”, in cui si riconosce la possibilità che un alunno presenti esigenze didattiche particolari anche in assenza di DSA.  Di conseguenza, si organizzano criteri didattici inclusivi per tutti quegli studenti che presentano difficoltà dovute a cause socio-ambientali, culturali o familiari. Questo passaggio ha rappresentato sicuramente un rinnovamento per l’istituzione scolastica, soprattutto per il potenziamento della cultura dell’inclusione che ne consegue.

Il Decreto inclusione 2017- 2019 rappresenta l’ultima tappa, in ordine di tempo, del percorso verso la realizzazione dell’inclusione scolastica. La sua prima stesura è del 2017, modificata poi nel 2019. Con questo decreto, il governo ha introdotto importanti modifiche, consolidando e approfondendo la scelta per la personalizzazione della didattica. Tra le altre cose, viene dato maggior peso al ruolo delle famiglie, si creano i Gruppi di Inclusione Territoriale e i Gruppi di lavoro operativi per l’inclusione.

Che cosa sono i CTS?

I Centri Territoriali di Supporto costituiscono una rete di servizi, distribuita uniformemente su tutto il territorio italiano, per offrire consulenza e formazione a insegnanti, genitori e alunni sul tema delle tecnologie applicate a favore degli alunni con disabilità, con disturbi specifici di apprendimento e con altri bisogni
educativi speciali.

Centri Territoriali di Supporto costituiscono una rete di Scuole Polo per l’inclusione diffusa su tutto il territorio nazionale, presenti in ogni provincia.
I CTS nascono nel 2007, con il progetto “Nuove Tecnologie e Disabilità”, per fornire consulenza alle scuole sull’innovazione tecnologica per l’inclusione.
Si arricchiscono di nuove competenze sui DSA, nel 2011 e, con la Direttiva ministeriale del 27.12.2012, diventano punto di riferimento per azioni di formazione, consulenza e supporto in tema di Bisogni Educativi Speciali.

Dal 2018 gestiscono la concessione di Ausili e sussidi didattici (art. 7, co. 3 del D.Lgs 63/2017) .
Il progetto “Nuove tecnologie e disabilità”, elaborato dal Dipartimento per l’Innovazione Tecnologica del Ministero dell’Istruzione nel 2005, ha istituito la prima rete pubblica di Centri per gli ausili (Centri Territoriali di Supporto).

L’istituzione e il funzionamento dei Centri è stato definito tramite le azioni 4 e 5 del progetto, con i seguenti obiettivi:

Azione 4: Realizzare una rete territoriale permanente che consenta di accumulare, conservare e diffondere le conoscenze (buone pratiche, corsi di formazione) e le risorse (hardware e software) a favore dell’integrazione didattica degli alunni con disabilità (Legge 104/92), con disturbi specifici di apprendimento (Legge 170/10) e con altri bisogni educativi speciali (Direttiva del 27 dicembre 2012 ), attraverso le Nuove Tecnologie. La rete dovrà essere in grado di sostenere concretamente le scuole nell’acquisto e nell’uso efficiente delle nuove tecnologie per l’integrazione scolastica;

Azione 5: Attivare sul territorio iniziative di formazione sull’uso corretto delle tecnologie rivolte gli insegnanti e agli altri operatori scolastici, nonché ai genitori e agli stessi alunni. I Centri Territoriali di Supporto sono collocati presso scuole-polo con il compito di attivare reti fra scuole e fra scuole e servizi per una piena inclusione degli alunni nel percorso formativo e di una gestione efficiente delle risorse disponibili sul territorio. Sono composti dal Dirigente scolastico, da almeno tre docenti curricolari e di sostegno, da un rappresentante dell’Ufficio Scolastico Regionale, da un operatore sanitario e da docenti specializzati.

Per sostenere i Centri Territoriali di Supporto, il Ministero dell’istruzione prevede incontri di formazione e di discussione con i referenti regionali e con gli operatori dei singoli Centri. Il referente dei CTS può essere contattato sia dal Dirigente scolastico sia dalla famiglia, sia dai docenti stessi.

Organizzazione territoriale per l'inclusione

I CTS sono attualmente 107, individuati dai Direttori generali degli USR, hanno una diffusione a livello provinciale e sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Hanno sede presso scuole polo e vi operano, in media, due docenti specializzati nel campo delle nuove tecnologie per la didattica inclusiva. Gli  operatori dei centri hanno seguito percorsi specifici di formazione sulle nuove tecnologie per la disabilità.

I CTS sono stati creati con l’obiettivo di realizzare una rete territoriale permanente che consentisse di raccogliere e diffondere le conoscenze e le risorse (hardware e software) a favore della didattica inclusiva attraverso le nuove tecnologie. Compito dei Centri era anche quello di sostenere concretamente le scuole nell’acquisto e nell’uso efficiente delle nuove tecnologie per l’integrazione scolastica. I CTS, inoltre, promuovono sul territorio iniziative di formazione sull’uso corretto delle tecnologie rivolte gli insegnanti e agli altri operatori scolastici, nonché ai genitori e agli stessi alunni disabili.

L’istituzione dei CTS ha consentito di razionalizzare il servizio, in quanto l’ausilio tecnico acquistato (es. la tastiera Braille), una volta che l’alunno ha terminato il ciclo scolastico, viene riacquisito dal CTS e fornito in comodato gratuito ad altro utente. Viceversa, l’ausilio sarebbe rimasto inutilizzato, in attesa dell’eventuale iscrizione presso la stessa di altro alunno con necessità simili. Sono state così ottimizzate procedure di acquisto, di gestione e di utilizzo.
Ma il valore aggiunto più rilevante sta nel fatto che insieme all’ausilio viene erogata alla scuola una specifica formazione e consulenza sull’uso dello stesso.

Per i motivi sopra esposti, si è dunque inteso individuare tali scuole come istituti preposti all’organizzazione e alla funzionale gestione del servizio.
In considerazione delle innovazione introdotte dalla legge 107/2015, che istituisce gli “ambiti territoriali”, i CTS collaborano con le “Scuole polo per l’inclusione” attive negli ambiti territoriali.

Compiti del CTS

Il D.M. 41 del 2005, già citato, indicava in linea di massima i compiti di questi centri di supporto, sostanzialmente ripresi poi anche nelle progettazioni regionali:
– ottimizzare le risorse, intervenendo sia nella fase di acquisizione delle attrezzature sia nella loro gestione, facilitando i trasferimenti da una scuola all’altra;
– fornire assistenza tecnica e aiutare le scuole a risolvere i più comuni problemi di funzionamento e adattamento delle tecnologie alle esigenze dei singoli utenti
– garantire un certo grado di assistenza didattica, per aiutare le scuole a utilizzare le tecnologie in modo efficace in tutte le attività;
– curare con la scuola l’addestramento iniziale dello studente e seguirlo nelle successive azioni;
– gestire la formazione degli operatori;
– svolgere un importante ruolo di supporto nel momento degli acquisti, valutando e indirizzando le scuole caso per caso.

IL CTS CALCEDONIA DI SALERNO

I.C. “Calcedonia” è un istituto molto attivo sul territorio per quanto concerne l’inclusione, e dall’anno 2012 è stato indicato come centro territoriale di supporto per l’inclusione (CTS) della provincia di Salerno. Infatti esso effettua formazione e supporto per l’utilizzo di ausili per l’inclusione, e gestisce fondi nazionali per l’acquisto di strumenti da concedere in comodato d’uso alle scuole della provincia.

Esso interviene sul territorio in modo importante ed  incisivo svolgendo un fondamentale ruolo di supporto all’inclusione.
Mediante consulenze fornite da un gruppo di docenti formati e soprattutto dagli esperti dell’Ausilioteca Mediterranea il CTS CALCEDONIA si occupa di aiutare le scuole a risolvere le difficoltà didattiche connesse all’inclusione. Gli insegnanti vengono guidati all’uso delle tecnologie per l’integrazione degli alunni con disabilità attraverso consulenze specializzate anche da remoto fin dalla scelta iniziale dell’ausilio.

Per superare qualsiasi situazioni di criticità ,il CTS di Salerno porta il più possibile vicino alle scuole i servizi di assistenza e consulenza necessari al personale scolastico mediante corsi di formazione altamente specializzati fruibili in presenza ,nella sede di via Guglielmini Salerno ,o da remoto. Il CTS Calcedonia risponde pienamente all’azione impegnativa programmata dal progetto Nuove Tecnologie e Disabilità, sia dal punto di vista finanziario che organizzativo. Esso è diventato sul territorio salernitano un punto di riferimento per l’inclusione in quanto impegnato nell’ aiutare le scuole nel complesso compito di conoscenza, formazione e diffusione delle tecnologie per gli alunni con disabilità.

Il CTS Calcedonia supporta docenti ,famiglia ed alunni attraverso le seguenti attività :

  • SPORTELLO AUTISMO: supporto agli insegnanti di alunni affetti da autismo ed alle loro famiglie.
  • SPORTELLO PSICOLOGICO: supporto psicologico ad insegnati , genitori e studenti dell’I.C. Calcedonia.
  • SPORTELLO DSA : offre consulenza agli alunni con DSA e le loro famiglie e ai docenti.
  • SPORTELLO PER LA DIDATTICA INCLUSIVA A DISTANZA: In queste giornate difficili, in cui l’emergenza
    Covid19 ci impone l’isolamento, il CTS CALCEDONIA mette in campo le competenze dei propri formatori per
    fornire informazioni e supporto alle istituzioni scolastiche impegnate nei percorsi di didattica a distanza e alle
    famiglie su come gestire i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e la disabilità fra le mura domestiche.

IL CTS ha pertanto costituito una “task force” a cui è possibile rivolgersi per avere suggerimenti e consigli concreti su come affrontare le difficoltà.
PROGETTO INTERCULTURA “SCUOLA SENZA FRONTIERE “: corso di alfabetizzazione della lingua italiana rivolto agli alunni stranieri .
CORSI DI FORMAZIONE SULL’INCLUSIONE RIVOLTO A DOCENTI delle scuole della provincia dellaprovincia di Salerno

Uno dei punti fondamentali della MISSION dell’I.C.Calcedonia è operare per una scuola dell’inclusione. La nostra VISION è fornire supporti adeguati affinché ognuno, come studente e come persona, sviluppi un’identità responsabile, consapevole ed aperta, così come fornire competenze per l’inclusione per tutti gli
operatori del territorio. Gli obiettivi formativi individuati dalla scuola sono proprio il potenziamento dell’inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali, attraverso percorsi individualizzati e personalizzati, e al contempo anche la predisposizione di progettazione per alunni plusdotati. La scuola riconosce e si prende cura dell’utenza dei bisogni educativi speciali degli alunni, attraverso l’azione sinergica di una figura di sistema che si occupa dell’accoglienza e della rilevazione dei BES. Garantisce, altresì, un approccio inclusivo unitario della progettazione, utilizzando modalità’ e strumenti condivisi. Predispone modelli (PDP/ PEI) elaborati e condivisi dalla collegialità docente e, al contempo, un modello di osservazione e certificazione delle competenze per alunni diversamente abili, attraverso un lavoro in rete con altre scuole. La scuola cura l’allestimento di ambienti peculiari, ricchi di stimoli e di
possibilità di apprendimento attivo ed autonomo, e attraverso anche l’utilizzo di nuove tecnologie. Essa realizza percorsi interdisciplinari attraverso la progettazione di lezioni inclusive, al fine di favorire la conoscenza della diversità come risorsa per la comunità educativa ed educante. Utilizza in modo flessibile i docenti curricolari e di sostegno a beneficio della classe e /o del gruppo di apprendimento, anche attraverso gruppi misti di lavoro con i rappresentanti dei diversi soggetti del territorio, coinvolti nel processo di inclusione. Inoltre progetta percorsi di alfabetizzazione italiana per studenti non italofoni, con obiettivi formativi e competenze tese all’acquisizione delle competenze di base in lingua madre, attraverso il metodo immersivo e con l’ausilio dei pari.

Don Milani ci insegna che “Non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali”. Per questo l’I.C.Calcedonia è una scuola inclusiva, perché insegna a vivere con le differenze e a valorizzarle.

Sono disturbi (non una malattia) che riguardano la capacità di leggere e scrivere in modo rapido e corretto. Normalmente queste attività avvengono automaticamente, mentre per un bambino con DSA comportano un’enorme fatica e risultati carenti. In Italia questi disturbi toccano il 3-4% della popolazione. Per un approfondimento vedi la voce Cos’è la dislessia? sul menù principale del sito.

Se si hanno dubbi che un bambino/ragazzo abbia difficoltà d’apprendimento è necessario richiedere una valutazione specialistica. La diagnosi deve essere fatta da specialisti esperti mediate specifici test. Per tale valutazione ci si può rivolgere alla propria ASL di appartenenza (Servizio di  Neuropsichiatria Infantile o Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile o di Neuropsicologia), oppure a specialisti che svolgono privatamente la libera professione. In tal caso vi consigliamo di contattare la sede dell’Associazione Italiana Dislessia più vicina per conoscere la normativa regionale e sapere quali sono i centri privati autorizzati.

La valutazione e la stesura della diagnosi sono di stretta pertinenza specialistica.
Insegnanti, operatori, tecnici della riabilitazione (logopedisti e psicomotricisti), ecc. possono somministrare solo alcuni dei test necessari per una corretta valutazione diagnostica (ad esempio le “Prove MT”). Queste prove non hanno alcun modo valore diagnostico ma possono essere una prima indicazione per inviare il ragazzo dallo specialista.

Per richiedere una diagnosi di DSA bisogna rivolgersi all’ASL. È anche possibile rivolgersi a un privato (neuropsichiatra e/o psicologo) convenzionato o accreditato dall’ASL in base alla Consensus Conference 2012. Per conoscere gli specialisti presenti sul proprio territorio e attenersi alle leggi e norme regionali vigenti, consigliamo di rivolgersi alla sezione AID più vicina.

Se vostro figlio ha una diagnosi di dislessia avrà bisogno di un aiuto supplementare per sviluppare un metodo di studio efficace, magari attraverso un tecnico dell’apprendimento o un insegnante appositamente formato.
A scuola gli insegnanti dovranno adottare strategie appropriate durante le spiegazioni, le verifiche, e al momento dell’assegnazione dei compiti a casa. È inoltre possibile che lo specialista vi consigli di intraprendere un trattamento di tipo logopedico.

Tutte queste novità dovranno essere spiegate a vostro figlio con cura e dolcezza; utilizzate un linguaggio semplice, chiarendo che le difficoltà che sta vivendo a scuola o nel fare i compiti riguardano solo alcuni ambiti specifici e che sarà possibile trovare un modo diverso di apprendere, più adatto a lui. Non preoccupatelo e non preoccupatevi: vi state già adoperando assieme agli insegnanti, al terapista e a vostro figlio per affrontare al meglio la situazione. Spiegate al ragazzo che è molto importante conoscere se stessi. Capendo dove fa più fatica nello studio, sarà più semplice aiutarlo con strumenti che sappiano valorizzare ed esprimere al meglio il suo potenziale.

Sarà lo specialista a identificare il trattamento più efficace, che dovrà tenere conto delle caratteristiche e manifestazioni del distrubo oltre che delle abilità integre, i cosiddetti punti di forza del bambino. Ogni trattamento, infatti, deve essere personalizzato.  I trattamenti riabilitativi non sono comunque indicati nel bambino più grande.

La dislessia può essere diagnosticata a partire dalla fine della seconda elementare (a causa della grande variabilità osservabile nell’apprendimento della letto-scrittura), mentre la diagnosi certa di discalculia può essere fatta solo alla fine della terza. Tuttavia, in caso di dubbio, non è da escludere la possibilità di effettuare una valutazione specialistica, soprattutto se in presenza di altri indicatori diagnostici (come un pregresso ritardo e/o disturbo del linguaggio o persone con DSA nel nucleo familiare).

Se avete un sospetto è meglio togliersi ogni dubbio: prima si interviene e migliore è la prognosi. Anche se la diagnosi definitiva può essere fatta solo a 8 anni, dai test il bambino potrebbe risultare “a rischio”. In questo caso si potrà intervenire subito con la logopedia e/o con altri interventi di recupero che aiuteranno a migliorare rispetto alle difficoltà riscontrate.

Gli adulti possono essere sottoposti a delle valutazioni clinico-diagnostiche, con test specifici diversi da quelli utilizzati per i bambini. Le sedi in cui è possibile fare valutazioni agli adulti sono ancora poco numerose.

Per gli adulti non è indicato un trattamento riabilitativo. Possono però utilizzare strategie e strumenti abilitativi (soprattutto informatici) in grado di agevolare le attività di studio e lavoro.

Dovrete consegnare subito la diagnosi alla scuola (sia che sia stata rilasciata da un privato che dalla Asl), farla protocollare e richiedere il PDP.
Controllate che la diagnosi rispetti criteri adeguati. Per risultare utile alla scuola e alla famiglia, infatti, il documento dovrà contenere l’esatta dicitura dei disturbi caratterizzanti l’apprendimento del bambino/ragazzo (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia), i punteggi ottenuti dal bambino/ragazzo ai test, gli strumenti compensativi e le misure dispensative di cui ha bisogno per essere messo nelle medesime condizioni di apprendimento dei compagni.


Tra gli esempi di strumenti compensativi ci sono il computer con la sintesi vocale, la calcolatrice, le mappe concettuali o mentali, la tabella delle formule, i dizionari digitali,il registratore etc. Tra le misure dispensative potrà essere indicato un minore carico di compiti a casa, la concessione di tempi
aggiuntivi per l’esecuzione delle verifiche scritte (o, in alternativa e comunque nell’ambito degli obiettivi disciplinari, verifiche con minori richieste), la dispensa dalla lettura a voce alta, la limitazione dell’apprendimento esclusivamente mnemonico.

È il Piano Didattico Personalizzato, previsto dalla legge 170/2010 e nel decreto attuativo 5669/2011. Serve a garantire il diritto allo studio di alunni e studenti con DSA.  Il PDP è un “contratto condiviso” fra docenti, istituzione scolastiche, istituzioni socio-sanitarie e famiglia utile a individuare e organizzare un percorso personalizzato. All’interno del PDP devono essere definiti tutti i supporti e gli accorgimenti necessari a realizzare il successo scolastico degli alunni con DSA. Si tratta, quindi, di un progetto educativo e didattico personalizzato, cioè di un intervento commisurato alle potenzialità  dell’alunno che rispetti i suoi tempi di apprendimento e ne valuti i progressi rispetto alle abilità di partenza.
Deve essere redatto dal Consiglio di Classe entro la fine del primo trimestre, coinvolgendo la famiglia e, se possibile, il tecnico che ha rilasciato la diagnosi. Deve contenere indicazioni sugli strumenti con cui si intende sostenere il ragazzo nel percorso di studio (comprese le misure dispensative e gli strumenti compensativi).

La valutazione periodica, in corso d’anno, e quella finale, in sede d’esame, deve essere coerente con gli interventi pedagogico-didattici previsti nel PDP. È preferibile che la famiglia richieda la stesura del Piano Didattico Personalizzato con una lettera, da consegnare assieme alla diagnosi.

Fate presente al Dirigente Scolastico (garante del diritto allo studio nell’istituto di appartenenza), al Coordinatore di classe ed al Referente per la dislessia della scuola (qualora sia presente) che la scuola sta violando la legge e che vi vedrete costretti a rivolgervi all’Ufficio Scolastico Regionale. Eventualmente si possono intraprendere anche le vie legali.

Se dopo l’incontro con il Dirigente non ci saranno modifiche di comportamento, consigliamo di rivolgersi al servizio legale dell’AID per una consulenza.
Potete inoltre rivolgervi all’Ufficio Integrazione/Sostegno alla Persona dell’Ufficio Scolastico Provinciale e/o all’Ufficio Scolastico Regionale, facendo presente la violazione dei diritti del ragazzo.

È sempre opportuno avere un atteggiamento collaborativo e presentarsi frequentemente ai colloqui. Le linee guida del Decreto Attuativo 5669/2011 della legge 170/2010 prevedono incontri a cadenza mensile o bimestrale. Dimostrate ai professori che tenete molto all’andamento scolastico di vostro figlio e che lo seguite nel lavoro a casa.

Accettate tutti i suggerimenti offerti e cercate a vostra volta di spiegare sempre meglio quali sono le principali difficoltà di vostro figlio.

No, secondo la legge 170 i ragazzi con DSA vengono seguiti dagli stessi insegnanti della classe. Il sostegno è previsto dalla legge 104 che non comprende i disturbi specifici dell’apprendimento, a meno che questi non siano associati ad una patologia o a un disturbo di altro tipo.